
Il ritorno alla regia di Ron Howard, dopo il poco riuscito Cinderella Man, affronta uno dei casi televisivi più importanti degli anni 70. L'intervista che il presidente dimissionario Richard Nixon rilasciò a David Frost, presentatore televisivo alle prese con la sua prima intervista politica. L'attesa per l'intervista era altissima, Nixon puntava a riabilitare la sua figura, Frost a creare uno spettacolo che attirasse il maggior numero di spettatori e che lanciasse definitivamente la sua carriera giornalistica. Il film segue nella prima parte la nascita dell'idea dell'intervista, con piccolissimi spunti documetaristici, ma comunque rimanendo quasi esclusivamente fiction, e ci presenta i personaggi, oltre a Frost e Nixon, anche i loro più stretti collaboratori, caratterizzandoli in modo però piuttosto approssimativo. La seconda parte è più incentrata sui quattro giorni di intervista, mentre spazio minore è concesso a quel che succede poco. La confezione di Howard è come al solito di spessore, la sceneggiatura, pur carente nelle caratterizzazioni di alcuni personaggi, è discreta, pur rimanendo piuttosto lineare e mai veramente in grado di coinvolgere in pieno lo spettatore. Nella sfida tra gli attori la vittoria spetta di sicuro a Frank Langella, che ci presenta un Richard Nixon che inizia a rendersi conto dei disastri della sua presidenza, non limitandosi ad imitarlo, ma anche riuscendo a reinterpretarlo. Bravo comunque anche Michael Sheen, anche se il suo David Frost non è certo indimenticabile. Bello, da sentire in originale, il gioco degli accenti, l'inglese di Frost e l'americano di Langella. Nel complesso un film abbastanza interessante, che ci offre un ritratto dell'America che entrerà da li a qualche anno nell'era di Reagan, parlandoci di una delle figure presidenziali più negative di sempre, almeno finchè non è arrivato George W.
6,5/10
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