sabato 8 novembre 2008

Ode to J. Smith - Travis


il ritorno della band scozzese, dopo solo un anno dall'uscita dell'ultimo album, è una sorta di parziale ritorno alle origini. la chitarra è molto più aggressiva del solito, il tentativo di evitare di scrivere pezzi eccessivamente melodici evidente, il risultato convince, anche se non del tutto. manca, ed è un'assoluta novità per i Travis, un singolo trainante, un pezzo che più di tutti rimanga in testa, e questo non è certo automaticamente un problema, si nota anzi un certo livellamento della qualità delle tracce, qualità non eccelsa ma comunque di livello. peccato che la seconda parte dell'album non sia all'altezza della prima, sia più banale e anche meno coraggiosa. Molto interessante il pezzo che conclude l'album, before you were young, bella la melodia di song to self, ma purtroppo si dimentica in fretta. Ode to J. Smith si può quindi promuovere, i Travis rimangono una band piacevolissima da ascoltare, peccato però che da quattro album a questa parte manchino gli acuti che potrebbero trasformare dei discreti album in prodotti ben migliori.
6,5/10

New York, l'America


L'America è una grandissima nazione, piena di contraddizioni e ricca di opportunità. Con profondissime differenze non solo tra una parte e l'altra del paese, ma anche tra zone molto vicine tra loro. E' un paese dove convivono persone di ogni etnia, dove tutte le minoranze sono rappresentate ed è un paese che negli ultimi decenni è riuscito a compiere importantissimi passi in avanti. Rimane, da parte del resto del mondo, una sostanziale diffidenza nei confronti di quanto capita laggiù, ma è innegabile come pochi paesi al mondo siano riusciti ad attirare l'attenzione, positiva e negativa che sia, come son riusciti a fare gli Stati Uniti d'America. Molti si definiscono filo-americani, altri anti-americani, definizioni queste dal significato piuttosto oscuro e insensato, l'America è una nazione troppo grande e complessa per poter risolvere così semplicemente il problema. Nell'immaginario collettivo la città maggiormente rappresentativa degli Stati Uniti non può che essere New York e, vorrei proporre tre domande di un'intervista rilasciata da Paul Auster, scrittore e regista che vive nella Grande Mela, in cui ben si esemplifica, a mio avviso, la direzione verso cui stanno andando gli Stati Uniti in questo periodo.

-Un paese diviso in due: ma qual'è la vera America in cui si troverà a operare Obama per i prossimi quattro anni ?

La vera America secondo me è New York. Gli americani pensano che sia un'isola che appartiene all'Europa e che non ha nulla a che vedere con la realtà della maggior parte del Paese. Io sono di parere diametralmente opposto. New York è un crogiuolo eterogeneo di razze dove il 40 per cento della popolazione è nata fuori dagli Stati Uniti. Siamo otto milioni di persone che vanno piuttosto d'accordo, benchè ci sia un potenziale di tensioni etniche e razziali. E' un miracolo invece che ci sia così tanta armonia nella nostra città e penso che questo possa essere un'ispirazione per i prossimi quattro anni, perchè Obama impersona questa America multirazziale che deve cercare di andare d'accordo con se stessa.

-
Lei sta dicendo che l'identità dell'America è cambiata e che Obama è lo specchio di un multiculturalismo diffuso ?

Si. E' un fenomeno che osservo con mia figlia Sophie. Ha 21 anni, va al college, lei e i suoi amici sono "un-racist".

- E' un neologismo

Intendo dire che non solo non sono razzisti, ma non si pongono neppure il problema. E' come se per loro il colore della pelle non esistesse. E' lo stesso atteggiamento che hanno nei confronti del sesso. Per loro l'orientamento gay è un'identità su cui non vale neppure soffermarsi a riflettere, tanto è insito nella loro cultura. Va al di là della tolleranza. E' un atteggiamento di totale identificazione con il multiculturalismo.

(Da L'Espresso, 13 novembre 2008)


venerdì 7 novembre 2008

Obama presidente, analisi di una vittoria.


Obama ha vinto. E’ lui il nuovo presidente della più grande potenza mondiale. Il presidente numero 44, il primo presidente di origini afroamericane. E questa è la notizia più rilevante, oltre ad essere il motivo per cui qualcuno, sottovalutando la straordinaria crescita culturale e di mentalità del paese, riteneva non fosse possibile che Obama.. continua qui

giovedì 6 novembre 2008

Slipway fires - Razorlight


noia e delusione, altro è difficile trovare nell terzo album in studio dei Razorlight. noia perché il disco è un susseguirsi continuo di canzoni molto simili tra loro e, a tratti, anche piuttosto irritanti. delusione perché il primo disco dei Razorlight era un ottimo disco indie, e le speranze per una carriera ben diversa erano assolutamente lecite. qui non si capisce che direzione si voglia prendere, se si tratti di un album indie o si punti a un mercato decisamente più vasto. quel che è sicuro è che c'è una continua ricerca della melodia, che non viene trovata spesso e che il risultato non convince se non, in modo molto parziale, in pochissimi pezzi. difficile avere voglia di riascoltarlo molte volte..
3,5/10

mercoledì 5 novembre 2008

Le scaphandre et le papillon. Lo scafandro e la farfalla. Julian Schnabel


La vera storia di Jean Dominique Bauby, colpito da ictus nel dicembre del 1995. Al momento del suo risveglio Bauby, direttore della rivista Elle, scopre di poter muovere soltanto una palpebra, quella sinistra. Nonostante questa situazione Bauby non si arrende e riuscirà a dettare i suoi pensieri, che diventeranno un libro. La prima parte del film è un'esperienza angosciante, noi vediamo quello che succede attraverso l'occhio del protagonista, sentiamo i suoi pensieri, Schnabel sceglie quindi di di farci entrare nella stessa situazione in cui si trovava Bauby al risveglio dal suo incidente. Successivamente cambia la prospettiva, ci fa anche vedere Bauby, non più attraverso Bauby, utilizzando anche numerosi flashback per presentarci il personaggio e la sua vita, citando anche più o meno velatamente altre pellicole del passato, per esempio Singin' in the rain o i 400 colpi. Se la prima parte della pellicola è quasi insostenibile, per l'atroce situazione in cui si trova e per la fantastica abilità di Schnabel nel presentarcela, la seconda è più "semplice", quasi liberatoria, ma non certo meno efficace. Grandissimo poi è Schnabel nell'evitare accuratamente qualsiasi traccia di patetismo e nell'evitare qualunque facile commozione. Meraviglioso il cast, eccelsa la regia di Schnabel. Uno spettacolo incredibile per gli occhi e per la mente, un film pazzesco, un'emozione assoluta.
10/10

Tutta la vita davanti. Paolo Virzì


Grandissima commedia, spassosa, intelligente, ma decisamente profonda. Un ritratto agrodolce dell'Italia attuale, diretto alla grande, scritto forse ancora meglio.
Bravissimo Virzì a scegliere un tono grottesco e paradossale, ottimo il cast, in cui spicca Isabella Ragonese, davvero una piacevolissima scoperta.
Durante la visione si ride molto spesso, ma alla fine rimane solo una grande tristezza e molto amaro in bocca.
Uno dei film italiani migliori degli ultimi anni.
8,5/10

Obama il presidente numero 44.


Obama è il presidente numero 44 degli Stati Uniti d'America. Obama è il primo presidente nero degli Stati Uniti d'America, a pochi decenni dal supermaneto della segregazione razziale. Obama è il primo candidato presidente democratico che, dopo oltre 40 anni, è riuscito a vincere in stati repubblicani quali Indiana e Virginia, cambiando la geografia politica degli Stati Uniti. E' il presidente che dimostra il profondo cambiamento politico in atto negli Stati Uniti, dove il voto delle minoranze, quello dei neri e degli ispanici, condiziona, come mai aveva fatto, lo scenario politico nazionale.
E' il primo presidente che abbia usato sopratutto internet come mezzo pubblicitario più importante nella sua campagna. E' stato un anno intenso, pieno di sorprese, molto interessante. Ed è finito come in pochi si sarebbero aspettati all'inizio. Adesso sta a lui dimostrare di meritare il sostegno amplissimo che ha ricevuto dalla popolazione.

Primi risultati


Kentucky a McCain, e non c'erano dubbi.
Vermont a Obama, e non c'erano dubbi.
Indiana è incredibilmente in gioco.
Virginia assegnata dalla cbs a Obama, e signfiicherebbe poche speranze per JMC.
Florida, Georgia e South Carolina ancora non assegnate a nessuno dei due candidati..
La notte sarà comunque lunga, i dati reali sono ancora troppo pochi.

martedì 4 novembre 2008

Orari di stanotte


12 Indiana (Gop leaning)

1 Florida (Toss-up)
Georgia (Gop leaning)
Virginia (Dem leaning)

1.30 North Carolina (Gop leaning)
Ohio (Toss-up)

2 Missouri (Toss-up)
North Dakota (Gop leaning)
Pennsylvania (Dem leaning)

3 Colorado (Dem leaning)

4 Montana (Gop leaning)
Nevada (Dem leaning)

Qualche previsione elettorale

4 novembre 2008. Elezioni negli Stati Uniti.
Mancano 4 ore e mezzo alla chiusura dei primi seggi, Indiana, Kentucky e New Hampshire, prevista per le 6pm ET, mezzanotte in Italia.
Nonostante i sondaggi, tutti molto positivi, è difficile credere che stanotte Obama possa ottenere una vittoria semplice. Sarà una notte lunga e complessa.
Rispetto all'elezione del 2004, che vide la vittoria di Bush su Kerry per 286 a 252 grandi elettori, si prevede che Obama riuscirà a conquistare vari stati in cui ci fu l'affermazione di Bush contro il senatore del Massachussets.
Io pronostico che Obama conquisterà Iowa, New Mexico, Nevada e Colorado, conquistando quindi 278 delegati, numero sufficiente per diventare presidente.
McCain alla fine non conquisterà nessuno stato dove vinse Kerry 4 anni fa, difficile pensare in un miracolo in Pennsylvania o in New Hampshire, unici stati dove esiste qualche possibilità di vittoria per McCain, in stati democratici.
Ohio e Florida sono sinceramente impronosticabili. Obama sembra in vantaggio ma è difficile esprimersi. La Virginia, stato repubblicano da 40 anni, viene dato a Obama in tutti i sondaggi. Ma non mi esprimo.
North Carolina e Missouri alla fine voteranno GOP, son troppo conservatori per votare B.H.O.
Montana e North Dakota non si capisce bene neanche per quale motivo siano stati inseriti tra gli stati in cui sia possibile il pick-up obamiano.
L'Indiana ovviamente rimarrà rosso.

Quindi in definitiva.

Obama's pick up; iowa - nevada - colorado - new mexico. 278 elettori
McCain's pick up; nulla. 213 elettori
Toss up assoluti; ohio - florida. 47 elettori

Intimacy - Bloc Party


non è semplice ascoltare il nuovo disco di una band da cui ti aspetti sempre tantissimo, nonostante il secondo album, a weekend in the city, non fosse certo all'altezza del disco di esordio, silent alarm. a weekend in the city era un disco in cui il gruppo aveva cercato di cambiare molto rispetto all'esordio, pezzi più tranquilli e molto meno forsennati. il risultato era stato inferiore alle attese, pur essendo un disco sicuramente di buonissimo livello. intimacy arriva dopo che la band aveva pubblicato un singolo, flux, che già dimostrava un deciso cambio di marcia rispetto al secondo album. molta più elettronica, chitarre molto più muscolari, ritmo decisamente più veloce. e intimacy segue questa strada, anticipato da mercury, primo singolo, e uno dei pezzi migliori mai scritti da okereke e co. intimacy dopo vari ascolti supera ogni perplessità iniziale, riporta la band ai livelli di silent alarm, forse le fa fare un ulteriore passo in avanti. oltre mercury funzionano anche molti altri pezzi, da ares a one month off. I pezzi più lenti e melodici sono forse quelli meno riusciti, ma decisamente non si avverte la leggera ripetitività che caratterizzava in parte a weekend in the city.
8/10

This is a fix - The automatic


orecchiabile, poco più, il secondo lavoro del gruppo gallese. le melodie sono sicuramente coinvolgenti, il ritmo è più che discreto, ma a mancare completamente è l'originalità che, a dire il vero, era decisamente mancata anche nel disco di esordio, not accepted anywhere. quello che rimane è un disco che non coinvolge oltre i primi ascolti, e la conferma, se qualcuno avesse avuto qualche dubbio, che probabilmente gli automatic non diventeranno mai una grande band.
5/10

Funhouse - Pink / One of the boys - Katy Perry


ogni tanto fa piacere addentrarsi anche nella musica pop. capita piuttosto spesso che le grosse produzioni alle spalle di questi artisti riescano a costruire alcune melodie piuttosto accattivanti. quello che però spesso colpisce è la pochezza dei pezzi messi nell'album per riempire lo spazio lasciato dai singoli, che si sentiranno per mesi e mesi nelle radio e monopolizeranno l'interesse degli ascoltatori. sia funhouse che one of the boys non fanno eccezione, anche se probabilmente l'album di pink convince di più, grazie ad una serie di pezzi piuttosto orecchiabili per vari ascolti. di livello bassissimo sono invece i pezzi più melodici.l il disco della Perry, lanciata come nuova madonna, e già al centro dell'attenzione mediatica americana, ha all'interno un paio di buonissimi potenziali singoli,
ma il resto è tranquillamente da cestinare senza pensarci un attimo.
pink 5/10.
perry 3/10

A Million Hundred Suns - Snow Patrol


piacevole è sicuramente piacevole il nuovo disco della band scozzese. peccato che dopo l'ottimo eyes open ci aspettassimo sicuramente qualcosa in più, non certo il compitino molto ben fatto. ripetitivo, con belle melodie, accompagna ma non entusiasma ed è un deciso ritorno dalle parti di final straw, altro disco caratterizzato da alcuni ottimi pezzi ma da una certa noia di fondo. peccato, ma non è certo da buttare.
5,5/10

The Vines - Melodia


l'avvio della carriera era stato decisamente promettente. highly evolved era stato uno dei dischi più sorprendenti dell'estate 2002. peccato che tutto il buono che il gruppo avesse da dare si sia fermato in quell'unico disco. da allora la parabola è stata decisamente discendente, fino a melodia, un disco che sarebbe già troppo definire brutto. canzoncine tutte uguali, nessuna trovata originale, il solito ripetuto tentativo di rifare le stesse canzoni dell'album d'esordio. terribile.
2/10

domenica 2 novembre 2008

Burn after reading. Joel - Ethan Coen


Prosegue l'incomprensibile carriera dei due fratelli del Minnesota, questa volta alle prese con una commedia leggerissima e senza particolare senso. Si parla di spie, complotti, reali o immaginari, paure, difficoltà di relazione, tradimenti, tutto mischiato in una pellicola breve e piacevole, ma che forse avrebbe potuto e dovuto osare un pò di più. Eccellente Pitt, in un cast di ottimo livello ma nel complesso comunque alla fine rimane un senso di vuoto, come spesso (o sempre) capita quando i Coen si cimentano nella commedia.
5,5/10

Miracle at St. Anna. Miracolo a Sant'Anna. Spike Lee.


Pur con tante imperfezioni e eccessive lungaggini in certe parti, il film di Lee mi è piaciuto.. Anche se siamo ben lontani da altri suoi film, diciamo che potrebbe essere considerato uno Spike Lee minore, nonostante si avverta quanto gli stia a cuore l'argomento.
Più che altro, tutte le polemiche sulla resistenza mi sembrano sterili e piuttosto immotivate. E' un film sulla difficile integrazione dei neri negli Stati Uniti negli anni 40, rifiutati in patria, però costretti a morire in guerra.
Queste polemiche, figlie di un certo provincialismo, in Italia hanno purtroppo preso il sopravvento, e in pochi si sono concentrati su quello che veramente voleva dire Lee, che non è certo l'andare contro la resistenza, che poi è una evidentissima forzatura considerare un singolo partigiano "la resistenza".
A tratti didascalico, a tratti anche noioso, decisamente troppo lungo, rimane però un prodotto riuscito e coraggioso.
6,5/10

Dig out your soul. Oasis


buon ritorno sulla scena per gli oasis, con quello che è forse il loro miglior album dai tempi di Be Here Now. il fatto che ci sia maggior partecipazione nella scrittura dei pezzi sta sicuramente aiutando il gruppo di Manchester anche nel tentativo di trovare un sound diverso e più ricercato.
7/10